La scuola dell’infanzia Agazzi e il progetto "SCUOLA ALL’APERTO"
Outdoor education
Per i bambini della scuola dell’infanzia stare all’aperto è una condizione naturale, non solo perché per loro è un piacere, ma perché l’ambiente esterno favorisce una molteplicità di apprendimenti. Partendo dall’esplorazione dell’ambiente e passando attraverso il gioco spontaneo, il movimento, l’utilizzo dei sensi e il contatto diretto con gli elementi della natura, si arriva a permettere ai bambini di sviluppare ed integrare numerose competenze ed abilità di carattere fisico, percettivo, psicologico e sociale, favorendo la crescita dell’autonomia, l’osservazione, la capacità di problem-solving, l’apprendimento come ricerca e sperimentazione, ed il benessere globale. E, non ultimo, il senso di appartenenza ad una realtà che ha la sua armonia interna ed un’identità viva e democratica in grado di migliorare la vita e la qualità dei rapporti di chi vi entra in contatto.
Partendo da questi presupposti, la scuola dell’infanzia Agazzi ha iniziato un progetto di Scuola all’aperto (Outdoor education), favorito dalla presenza di uno spazio esterno notevolmente esteso e per la maggior parte privo di strutture ludiche. Un luogo poco antropizzato che si presta perfettamente alla relazione tra bambini ed ambiente per creare esperienze significative dal punto di vista educativo; progetto preceduto da un percorso formativo per il personale docente ed il conseguente coinvolgimento in termini di collaborazione del personale non docente.
Con Outdoor education (OE), a livello internazionale si ci riferisce ad una vasta area di pratiche educative il cui comune denominatore è la valorizzazione dell’ambiente esterno nelle sue diverse configurazioni, assunto come ambiente educativo. L’orientamento pedagogico dell’OE non definisce né prescrive quali attività o percorsi didattici debbano essere attuati o quali obiettivi si debbano raggiungere, tutto questo attiene alla specificità del contesto educativo (scolastico o extrascolastico) e alle scelte di insegnanti ed educatori. L’OE pone semplicemente l’accento su un punto di vista, o meglio, su un orientamento pedagogico: quello di valorizzare al massimo le opportunità dello star fuori e del concepire l’ambiente esterno in sé come luogo di formazione.(Farné 2014)
La convinzione che il contatto diretto con l’ambiente sia importante in termini di crescita, autonomia e realizzazione di sé si ritrova più volte sottolineato nel pensiero pedagogico dell’ultimo secolo a partire da Rousseau, Steiner, Baden-Powel (padre dello scoutismo), passando alle testimonianze dirette delle scuole all’aperto di inizio 900 delle sorelle Agazzi e di Maria Montessori, alle riflessioni ed esperienze pedagogiche di J. Dewey,al costruttivismo pedagogico di Piaget e Vygotskij, per arrivare alle numerose e variegate proposte formative legate alle scienze naturali, all’educazione ambientale ed esperienziale, fino alla più recente Educazione alla sostenibilità.
Ma se guardiamo oltreconfine l’interesse attorno ai temi della pedagogia in ambiente naturale è sempre più crescente. Negli anni 50 nascono in Danimarca le prime scuole dell’infanzia nel bosco, per diffondersi poi in Scandinavia negli anni 70, in Germania e nel resto dell’Europa. In Italia tra il 2014 e il 2015 sono nati progetti che da allora sono cresciuti e consolidati in Emilia Romagna, Lombardia, Trentino e Veneto, con ‘La scuola nel bosco’ di Verona che ha dato l’avvio ad una rete di progetti grazie a Cooperativa Canalescuola, a cui ci stiamo appoggiando anche noi per la formazione e la realizzazione del nostro progetto.
Il progetto di Scuola all’aperto che noi intendiamo realizzare, è una delle possibili declinazioni della pedagogia in ambiente naturale e coniuga l’educazione all’interno con quella all’esterno, seguendo ritmi di lavoro fluidi ed in continuità con l’approccio educativo più tradizionale in uno scambio continuo tra ‘dentro’ e ‘fuori’. Dal punto di vista più strettamente pedagogico, i punti nodali su cui vogliamo basare la nostra proposta di Scuola all’aperto sono:
❖ Immersione diretta nell’ambiente: dare la possibilità ai bambini di scoprire le proprie potenzialità attraverso l’esperienza.
❖ Apprendimento come ricerca, nel senso che il lavoro educativo è co-costruito con e per i bambini, che sono necessariamente parte attiva dei percorsi di apprendimento considerati significativi perché avvengono per scoperta e non per ricezione, per problem-solving e non per apprendimento meccanico, secondo un’ottica costruttivista del sapere.
❖ Didattica emergente, in cui le attività, le esperienze, i contenuti e gli obiettivi dei percorsi di apprendimento emergono progressivamente dall’interazione tra adulti, bambini e ambiente. Il rispetto dei tempi di ognuno è assicurato, così come l’aspetto motivazionale, la creatività, l’attenzione alle conoscenze pregresse e l’interesse verso il nuovo, che viene assimilato ed interiorizzato in modo personale.
❖ Ruolo che assume l’adulto, aspetto fondamentale. L’insegnante diventa guida incoraggiante, facilitatore e accompagnatore, presente ma alla giusta distanza; l’adulto è sguardo e base sicura nei momenti di difficoltà; regista che predispone spazi e tempi; presenza consapevole che l’osservazione del gioco spontaneo regala spunti per inserirsi con proposte che facilitino gli apprendimenti; che è attento ai bisogni e alle conquiste sempre nuove dei bambini. L’elaborazione delle esperienze e delle emozioni, il dialogo ed il confronto sono puntuali e giocati attraverso momenti di condivisione, verbalizzazione e scambio. L’esperienza passa dal piano concreto a quello mentale e trasferita poi in altri contesti, ad esempio all’interno della struttura scolastica, dove trova spazio, tempo e strumenti per essere ampliata ed approfondita, anche con l’ausilio della tecnologia.
❖ Comunità educante, indispensabile è il coinvolgimento di tutti gli adulti presenti a scuola e dei genitori, uno spirito collaborativo, di fiducia e di sostegno è la base per creare il giusto equilibrio tra tradizione ed innovazione.
❖ Autonomia e rischio. La vera autonomia si impara sperimentandola, in perfetto accordo con la visione di tutta la pedagogia legata all’Outdoor education. Autonomia nell’organizzare e gestire la propria persona; nel riconoscere i propri bisogni fisici, sociali, emotivi e conoscitivi e nel saperli esplicitare;
autonomia nell’utilizzo dello spazio, delle risorse offerte dall’ambiente; autonomia come autoregolazione( capacità di riconoscere le proprie possibilità e i propri limiti, e di saperli gestire), autogestione ( capacità di ascoltare sé stessi) e autodeterminazione (capacità di prendere delle decisioni). Il processo di sviluppo dell’autonomia viene a svolgersi in un contesto che presenta anche situazioni di rischio, situazioni cioè che possono far nascere emozioni come la paura, il timore di non farcela, ma in cui nello stesso tempo il rischio è visto come una possibilità. Possibilità di mettersi alla prova, di affrontare la scelta di mettersi in gioco, di darsi la possibilità di superare le proprie paure di cadere, di sporcarsi, di non farcela…. il rischio diventa quindi fattore educativo. Rischio adatto all’età, diverso da pericolo perché adeguato alle possibilità. Compito dell’adulto è trovare il giusto equilibrio tra sicurezza garantita e grado di rischio, secondo una visione di bambino non fragile ed inibito, ma la cui crescita armonica di pensiero, azione, emozione viene garantita dalla possibilità di sperimentare gradualmente il proprio potenziale.